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mercoledì 27 aprile 2011

Orto nel balcone di casa

Anche coltivare il proprio orto, perchè no nel balcone di casa ad esempio, fa parte di uno stile di vita ecosostenibile. Di moda già da qualche anno, coltivare il proprio orto è il simbolo dell'inversione di quel flusso che per anni ha contraddistinto l'era del progresso; l'orto nei pressi di casa è da sempre un elemento che differenzia la campagna dalla città oltre che le abitudini alimentari dei rispettivi abitanti.
Ma è solo una moda? L'inversione in atto è il risultato di diversi elementi: inanzitutto la voglia sempre maggiore di sicurezza e garanzia che il consumatore richiede ha portato ad un aumento netto della vendita di prodotti biologici, ma d'altra parte la crisi porta a voler spendere meno anche nella spesa quotidiana e il biologico costa di più del tradizionale perchè se fatto bene produce meno. Oltre alle cause ci sono però anche aspetti positivi: l'agricoltura casalinga o quella a km 0 risolvono i problemi dovuti alla grossa distribuzione, ossia la vendita di ortaggi fuori stagione, che costano di più e hanno qualità minore visto che sono stati a lungo in celle frigorifere o hanno compiuto lunghi percorsi per arrivare fino a noi. Possiamo quindi risparmiare e aiutare l'ambiente comprando o coltivando le verdure di stagione ed evitare quindi il loro trasporto da lontano e il conseguente inquinamento.

Coltivare il proprio orticello oltre ad una moda può essere un modo semplice e divertente per avere del cibo naturale e non trattato senza spese esorbitanti e perchè no anche una bella soddisfazione :)
Si può partire da ortaggi semplici che richiedono poche attenzioni come erbe aromatiche, insalata, ravanelli e qualche piantina di pomodoro per poi arrivare a pensare e coltivare in grande. Le varietà adatte al balcone sono quelle che, una volta sviluppate, non superano l'altezza di mezzo metro o le specie che producono ortaggi di piccole dimensione come il pomodoro a ciliegia, ma anche alcune varietà di peperoni o melanzane.
Ogni pianta deve essere collocata in una vaso preferibilmente in terracotta di almeno 30 cm e se vogliamo mettere tre piantine in fila utilizziamo una fioriera lunga almeno 60 cm.
Ma ecco alcuni consigli per impostare il nostro orto sul balcone:
- verifichiamo di avere lo spazio sufficiente per coltivare le nostre piante senza sacrificarle
- procuriamoci dei vasi, il terriccio, palline di argilla e i sementi delle piante che vogliamo coltivare
- riempiamo i vasi di terra fertile per orto, dopo aver ricoperto il fondo del vaso con delle palline di argilla
- i vasi vanno disposti secondo il sole che abbiamo a disposizione, non tutte le piante infatti hanno bisogno della stessa quantità di luce
- per innaffiare seguiamo le istruzioni riportate sulle confezione dei sementi
- possiamo aiutare le giovani piantine con bastoncini o canne di bambù per sostenerle
- utilizziamo solo concimi naturali per nutrire ed aiutare la terra a crescere. Come concime si può utilizzare anche cenere di legna, l'acqua di cottura delle verdure o i fondi del caffè.

Non mancano poi soluzioni ingegnose per facilitarci il tutto :)
Si tratta di un contenitore, realizzato in materiale plastico, che tramite un serbatoio di 6 litri, l'argilla espansa ed una tappetino in TNT, permette la coltivazione in terrazzo di piante aromatiche e da orto, mantenendo l'ideale umidità del terreno e aiutandoci se non abbiamo prorpio il pollice verde. Il kit è venduto da VERDEMAX , si chiama "Orto in terrazzo" e costa 122,76€; potete acquistarlo on line visitando il link:                                   
http://l-orto-in-terrazza.fioriere-e-vasi.gardenshop.it/Vaso-Orto-in-Terrazzo/p4742
Troverete consigli utili per iniziare il vostro orto su http://www.coltivareorto.it/

martedì 26 aprile 2011

Eco car-sharing

Che cos'é il car-sharing? Con questo termine si indica un servizio pubblico di mobilità urbana a fruizione individuale alternativo al trasporto pubblico urbano; tramite l'iscrizione al servizio, l'utente compra l'uso effettivo del mezzo anzichè il mezzo stesso.
Insomma in poche parole invece di avere la propria macchina se ne noleggia una ogni volta che ne abbiamo bisogno; le conseguenze? Nei paesi del nord Europa si è calcolato che l'utilizzo di 1 veicolo in car-sharing sostituisce 5-6 vetture private con tutto quello che ne deriva in vantaggi per l'ambiente e per la viabilità.
Già di suo è quindi una grande idea per diminuire l'impatto ambientale delle autovetture, ma perchè non fare un passo in più noleggiando auto elettriche? Amsterdam entro il 2011 si doterà di ben 300 Smart Electric Drive e altrettante postazioni di ricarica aprendo così il mercato a queste nuove auto; anche in Italia Milano, Varese, Como e Roma si sono attrezzate per offrire ai cittadini mezzi ecologici per girare la città o allontanarsi dal centro. Bisogna ricordare infatti che oltre a non inquinare il pieno ci costa solo 2 euro e il noleggio permette ai cittadini di usufruire di queste vetture senza dover affrontare la spesa per l'acquisto, oggi ancora proibitiva.

LIGHT CAR SHARING CONCEPT
Il problema? Come sempre l'informazione, ancora pochi conoscono questa alternativa. Ecco perchè un'azienda svizzera ha presentato al Salone di Ginevra il prototipo "Light Car Sharing Concept"; è una vettura elettrica a 6 posti con un'autonomia di 100 km che mentre è in funzione si pubblicizza grazie alle luci a led che proiettano scritte pubblicitarie intorno all'auto come ad esempio "Noleggiami" per farsi conoscere in giro per la città.

sabato 23 aprile 2011

POWER FLOWER: eolico bello da vedere


E' di NL Architects il progetto di unire le richieste energetiche a quelle estetiche delle pale eoliche; così proprio in Olanda, paese dei mulini a vento, nascono i "Power Flower", dei generatori eolici che abbelliranno le nostre città producendo energia pulita in modo silenzioso. L'idea nasce proprio dal voler superare il limite estetico e rumoroso delle pale eoliche attualmente utilizzate che non sono ben viste perchè deturpano il paesaggio; queste nuove turbine, oltre agli aspetti estetici, offrono la possibilità di utilizzare l'energia eolica anche nelle zone densamente abitate, venendo definiti quindi "mulini a vento urbani". 

La struttura del mulino "Power Flower" è in acciaio e ha la forma di un albero con un numero di rami che può andare da 3 a 9, su ognuno dei quali si trova una turbina ad asse verticale capace così di sfruttare il vento proveniente da ogni direzione ( e non unidirezionalmente come le pale eoliche classiche). Le turbine si muovono con un vento a velocità minima di 3,5 m/s e la struttura è in grado di resistere a venti di velocità di 190 km/h. Secondo le stime un albero di 3 rami con un vento medio di 5 m/s sarebbe in grado di produrre 13'000 kw/h all'anno, con meno di 42.8 db di rumore a 12 m/s.
Quando l'energia eolica è anche bella da vedere :)

lunedì 18 aprile 2011

Energia da biomasse vegetali

Che cos'è l'energia della biomassa? Si tratta di una forma indiretta di energia solare accumulata in qualsiasi materiale organico vegetale (alberi,erbacce) tramite il processo della Fotosintesi; i vegetali infatti utilizzano i raggi solari per trasformare acqua e anidride carbonica in sostanze energetiche che servono alle stesse per autoalimentarsi. Oltre ad essere un'ulteriore fonte di energia utilizzabile dall'uomo, questa fonte di energia costituisce una grande risorsa per l'ambiente: la sua più importante caratteristica è infatti quella di non alterare il bilancio di anidride carbonica nell'atmosfera; l'anidride carbonica immessa nell'atmosfera, quando le bruciamo ad esempio, è la stessa quantità che queste hanno assorbito durante la loro crescita! Notevole differenza con i combustibili fossili che producono CO2 in grande quantità durante la combustione, ma non c'è modo di completarne il ciclo riportandola alla forma organica.

La biomassa è una fonte largamente presente sul nostro pianeta: si posso utilizzare la piante estirpate, e quindi inutili, o piantarle appositamente, magari vicino agli impianti che le utilizzeranno per ridurre i costi di trasporto e il conseguente inquinamento. La biomassa può essere ricavata da numerose fonti naturali, oltre che dagli scarti dell'agricoltura, dell'allevamento e dell'industria, come ad esempio: le piante e gli alberi (scarti di lavorazione del legno o della cellulosa, residui di potature, legname coltivato allo scopo, residui agricoli), scarti dell'industria alimentare (noccioli, vinacce, gusci, fieno, sansa), reflui degli allevamenti e delle discariche, rifiuti urbani (frazione organica), rifiuti industriali (cascami di cotone, canapa). Esistono inoltre vere e proprie colture energetiche che si differenziano in tre classi a seconda dell'utilizzo: colture zuccherine (mais, cereali, sorgo), colture oleaginose (girasole, colza, soia), colture ligno-cellulosiche (sorgo da fibra, kenaf, canapa, canna comune, miscanto, panico, falaride, cardo, pioppo, salice, robinia).

Ma come si ricava l'energia da questi vegetali? Ecco i metodi più utilizzati:
-Combustione: è il metodo più semplice e da sempre usato dall'uomo, ha un buon rendimento quando i residui sono ricchi di cellulosa e lignina.
-Digestione anaerobica: avviene in assenza di ossigeno e consiste nella demolizione ad opera di microorganismi che producono gas al 50/70% di metano; svolgendosi il processo in appositi impianti il gas è facile da raccogliere e comprimere per essere poi utilizzato come fonte di energia. Inoltre al termine del processo si conservano azoto, fosforo e potassio, elementi nutritivi per il vegetali che vengono restituiti al terreno tramite la fertilizzazione. Questo metodo viene impiegato anche per produrre gas dalle deiezioni animali, dai reflui civili, dai rifiuti alimentari e la parte organica dei rifiuti solidi urbani; Attenzione: il gas metano è un potente gas serra! Facendo la raccolta differenziata e separando l'umido dal resto favoriamo la raccolta del metano impedendo la sua immissione spontanea nell'atmosfera.
-Digestione aerobica: consiste nella metabolizzazione delle sostanze da parte dei batteri in presenza di ossigeno; questi producono elevato calore come conseguenza dell'attività metabolica che può essere recuperato con l’impiego di scambiatori a fluido.
-Produzione di biocarburanti: dalle piante oleoginose come la soia e il girasole si ricavano olii appunto che si utilizzano come combustibili e risultano più economici di quelli prodotti con i combustibili fossili.

Maggiori info: http://www.agripower-srl.com/
http://www.verdenergia-schieppe.it/index.htm
http://www.biomasseeuropa.com/site/pages/home-page

venerdì 15 aprile 2011

La foglia artificiale

Oggi il potenziale dei raggi solari viene sfruttato attraverso i pannelli solari e i pannelli fotovoltaici che utilizzano però materiali costosi e ancora poco competitivi rispetto alle risorse non rinnovabili; inoltre non sono capaci di sfruttare appieno questo tipo di fonte energetica, si pensi infatti che il sole ogni anno fornisce alla terra 100mila TeraWatt di energia e che 14 TeraWatt, quantità emessa in un ora, potrebbero soddisfare il fabbisogno annuale dell'uomo. Ecco perchè da un po' di tempo gli scienziati cercano metodi alternativi per imitare il processo naturale che per antonomasia utilizza l'energia solare: la Fotosintesi.

DANIEL NOCERA E IL PROGETTO
Da questa ricerca nasce nei laboratori MIT, Massachussetts Institute of Technology, il progetto del professor Daniel Nocera e della sua squadra: una foglia artificiale grande quanto una carta da gioco, costruita con materiali economici come il nichel e il cobalto, che riproduce le reazioni della sintesi clorofilliana. Questo processo è costituito da due fasi: la fase luminosa, in cui l'acqua viene scissa in ossigeno e idrogeno grazie all'energia della luce solare, e la fase oscura, durante la quale l'idrogeno prima ottenuto si combina con l'anidride carbonica per formare sostanze organiche con grande potenziale energetico come l'etanolo e il metanolo. La nuova tecnologia della foglia artificiale è in grado di ricreare la prima reazione ottenendo così dall'acqua una fonte di energia pulita, l'idrogeno.

Durante le sperimentazioni la foglia artificiale ha sorpreso tutti: inserita in un recipiente pieno d’acqua ed esposto al sole ha prodotto una quantità d’energia dieci volte superiore a quella che sarebbe stata generata da una foglia naturale di analoga grandezza. Gli studiosi ritengono che con questo metodo con appena quattro litri d’acqua si potrebbe produrre l’energia necessaria per riscaldare una casa in un Paese in via di sviluppo.
Energia pulita a basso costo e con rendimenti ben maggiori di tutte le altre fonti energetiche che conosciamo, compreso il nucleare che per soddisfare le nostre esigenze necessiterebbe della costruzione di una centrale a settimana per i prossimi 120 anni. E non finisce qui: se gli scienziati riusciranno a ricreare anche la fase oscura artificialmente potremmo utilizzare l'anidride carbonica come reagente e trasformarla in sostanze organiche ad alto contenuto energetico ristabilendo così l'equilibrio sempre più compromesso del nostro pianeta.

giovedì 14 aprile 2011

Raccolta differenziata: la PLASTICA

La plastica è un materiale artificiale, derivato dal petrolio, sostanzialmente giovane perché ha circa 50 anni, ma ormai una costante nella nostra vita; basti pensare a tutti gli oggetti che utilizziamo quotidianamente e alla loro composizione. Come derivato del petrolio, una risorsa destinata all'esaurimento, anche la plastica in futuro sarà difficile da produrre e da mantenere ai costi attuali..e allora RICICLIAMOLA!
Tra le ragioni che spingono a fare la raccolta differenziata della plastica troviamo inoltre la sua lenta degradabilità: un contenitore in polietilene impiega dai 100 ai 1000 anni per essere degradato. Non dimentichiamo poi i benefici per l'ambiente: produrre un contenitore in plastica da materiale riciclato costa molto meno in termini energetici che produrlo dalla materia prima; il sistema di recupero promosso da Corepla, il consorzio nazionale per la raccolta il riciclo e il recupero dei rifiuti di imballaggi di plastica, l'anno scorso avrebbe evitato l'emissione in atmosfera di 3,1 milioni tonnellate di CO2 e sottratto alla discarica quasi 20 milioni di metri cubi di rifiuti.


Ma la plastica è tutta riciclabile? la risposta è NO!  
Possiamo riciclare:
- Tutti i contenitori che recano le sigle PE, PET e PVC     
- Contenitori per liquidi
- Bottiglie per bevande
- Tappi delle bottiglie per bevande in quanto accessori all’imballaggio
Flaconi per prodotti per l'igiene personale e pulizia per la casa
Shampoo, Bagnoschiuma
Detersivi
- Vaschette per l'asporto di cibi
- Confezioni per alimenti
- Polistirolo espanso degli imballaggi e simili
- Borse di nylon
- Plastica in pellicola

Mentre non possiamo riciclare, e dobbiamo quindi gettare nel secco non riciclabile:
- Tutti i contenitori che non recano le sigle PE, PET e PVC, 
- Tutti i contenitori che presentano residui di materiali organici come il cibo o di sostanze pericolose come vernici o colle
- Giocattoli
- Custodie per cd
- Musicassette e videocassette
- Piatti, bicchieri e posate in plastica del tipo monouso
- Tubi di dentifricio
- Bottiglie di olio
- Rifiuti ospedalieri
- Beni durevoli di plastica come gli articoli per la casa
- Grucce per appendiabiti

Ricordiamoci inoltre che il consumatore agisce due volte nella “vita” di un contenitore in plastica: quando lo compra e quando lo butta. La scelta di prodotti con poco imballaggio, prodotti formato famiglia, o addirittura prodotti di cui si possa restituire il “vuoto”, come le bottiglie in vetro per l’acqua ad esempio, sono un ottimo modo per ridurre i rifiuti al principio.

sabato 9 aprile 2011

DRAGONFLY: l'edificio verde di Vincent Callebaut

Un grattacielo a forma di ala di Libellula: concepito dallo studio belga Vincent Callebaut Architectures per la città di New York, è il progetto di un maxi-edificio con funzioni ibride di fattoria, ufficio e abitazione che intende alleviare i problemi di carenza alimentare e di spazio nelle grandi metropoli collegando direttamente i produttori ai consumatori per ridurre l’impatto ambientale delle megalopoli. L'edificio di 132 piani e 600m di altezza sarà in grado di ospitare 28 diversi spazi agricoli per la produzione di frutta, verdura, cereali, carne e prodotti lattiero-caseari e  sarà autosufficiente al 100% grazie all'utilizzo di una combinazione di energia solare ed eolica.

DRAGONFLY
Realizzata con una struttura metallica che si ispira all'esoscheletro delle ali della libellula, la struttura sarà organizzata intorno a due torri che mantengono l’equilibrio microclimatico grazie a un doppio strato a nido d’ape incuneato tra le pareti: d’inverno l’aria calda si accumula in questo esoscheletro costituendo una barriera contro il freddo come in una serra; d’estate invece il calore è  schermato dall’abbondante vegetazione che garantisce il giusto grado di umidità grazie ai processi di ventilazione naturale, l’evaporazione e la traspirazione delle piante come accade  in una foresta.
Sempre secondo il concetto base di edificio come organismo vivente, Dragonfly è in grado di recuperare rapidamente le energie che consuma. Questa “ fattoria metabolica”, come la definisce il suo ideatore, è in grado di captare l’energia del sole, dell’acqua e del vento per trasformarla in elettricità; sul versante nord tre turbine eoliche sfruttano i venti newyorkesi per produrre metà dell’energia necessaria al funzionamento dell’edificio. Al resto del fabbisogno provvede invece il gigantesco scudo solare che riveste le pareti del versante sud e la base della struttura che sfrutta la corrente del fiume.
INTERNO
Sulle pareti interne delle case e degli uffici si affacciano terrazze esagonali riservate alle coltivazioni idroponiche che vengono alimentate esclusivamente grazie alle risorse dell’edificio: i giardini in superficie con vegetazione tropicale filtrano l’acqua piovana e i reflui che vengono mescolati con l’acqua di utilizzo domestico per poi essere nuovamente filtrata e trattata prima di essere fatta ricircolare ad uso della fattoria. Il livello sanitario e le tecnologie di questo approccio di azienda presentano anche un interessante potenziale per la decontaminazione dei terreni e di sotterranei inquinati, nonché la purificazione dell’atmosfera da CO2 tutto grazie alle proprietà dei vegetali.

martedì 5 aprile 2011

WORES: la lana che pulisce il mare dal petrolio!

GOLFO DEL MESSICO
Il disastro del Golfo del Messico, come altri in precedenza, suggerisce sempre più la ricerca di nuovi metodi per la raccolta del petrolio sversato in mare al fine di evitare disastri ambientali; oltre ai progetti futuristici interessanti ma di dubbia applicazione oggi ne troviamo un altro di una semplicità direi sconvolgente :)
Questo progetto italiano si chiama Wores, abbreviazione di Wool Recovery System, è stato ideato dal presidente dell'Unione Industriali di Biella, Luciano Donatelli, e brevettato dalla società Gruppo Creativi Associati. Wores consiste nel bonificare le acque inquinate dal petrolio usando un prodotto ecologico come la lana grazie alla riscoperta capacità della lana grezza di assorbire olii in quantità 10 volte superiore al proprio peso. Più precisamente si utilizza la lana sucida, ovvero la lana scartata dalle lavorazioni tessili in quanto di bassa qualità, che ciononostante ha grosse capacità di assorbimento ed è al tempo stesso idrofoba ossia non assorbe l'acqua, condizione essenziale per essere utilizzata in caso di sversamenti.


Il progetto Wores prevede un kit allestibile su qualsiasi imbarcazione che sparge i fiocchi di lana sulla macchia di petrolio; la lana una volta inzuppata viene poi recuperata da un nastro trasportatore e strizzata. Il procedimento consentirebbe così di raccogliere e recuperare gli idrocarburi, che poi verrebbero stivati in un serbatoio, e la lana stessa pronta per essere riutilizzata; le fibre infatti possono essere riusate fino a piu’ di dieci volte, per poi essere smaltite in un termovalorizzatore.
Ma quanto costa Wores? Circa 1 milione di euro per una nave di 50 metri, una spesa che stando ai suoi ideatori verrebbe recuperata in poche ore di lavoro. Ma come recuperata? Ebbene il greggio assorbito può essere nuovamente raffinato! Calcolando il basso costo della lana utilizzata in 20 ore di lavoro circa si potrebbero recuperare greggio per un valore di circa 1 milione di euro pari appunto al costo per le attrezzature della nave. Senza contare il vantaggio ecologico e ambientale, di sicuro inestimabile. 

domenica 3 aprile 2011

Una barca a vela tutta a energia rinnovabile!

E' il risultato dell'iniziativa "Energia in barca" promossa da Enel in collaborazione con "Velisti per caso" che dimostra come l'energia rinnovabile si possa utilizzare anche in vacanza ad esempio su una barca a vela che già di suo è un bel modo di navigare a basso impatto ambientale. L’iniziativa ha come obiettivo quello di far conoscere le tematiche legate alle energie rinnovabili e al risparmio energetico soprattutto alle nuove generazioni; molti studenti hanno potuto infatti visitare la barca, conoscere la strumentazione di bordo e addirittura uscire in mare per verificarne il funzionamento.

Ma vediamo un po' come funziona :)
La barca a vela Adriatica si muove grazie al vento, ma anche una barca a vela ha bisogno di impianti che permettano di far fronte ai consumi energetici giornalieri e di norma essi sono alimentati dal motore a gasolio; a bordo è stato quindi realizzato un sistema sperimentale che integra le possibili soluzioni offerte dalle energie rinnovabili. Il sistema che l'Enel ha installato su Adriatica è costituito da due aerogeneratori (pale eoliche), due pannelli fotovoltaici e una turbina idraulica a trascinamento; ma fin qui, tutto sommato, niente di nuovo. Ciò che rende davvero innovativo l'equipaggiamento elettrico è il suo sistema di accumulo energetico basato sull'idrogeno, la tecnologia oggi più promettente per la realizzazione di sistemi di immagazzinamento. L'esperimento è quindi in un banco di prova per valutare l'efficacia della combinazione fra sistemi di stoccaggio a base di idrogeno e la generazione elettrica da fonti rinnovabili. I risultati degli esperimenti condotti in situazioni estreme come quella di Adriatica sono utili per valutare l' utilizzo di queste tecnologie in piccoli abitati isolati in territori disagevoli con necessità di completa autonomia. Applicare un giorno queste tecnologie alla vita quotidiana rappresenta però la vera sfida.

sabato 2 aprile 2011

Varese Ligure e il progetto "Laboratorio borghi sostenibili" in Toscana

BORGO ROTONDO A VARESE LIGURE
Varese Ligure, piccolo borgo situato in provincia di La Spezia a poca distanza dalla Riviera di Levante e dalle Cinque Terre, è il simbolo dei piccoli comuni che credono ancora nel futuro e ci guadagnano pure! Un modello che fa scuola ormai da anni ma non è ancora conosciuto purtroppo..ecco perchè ve ne voglio parlare :)
In un articolo pubblicato su quiTouring nell'aprile 2010 il sindaco Michela Marcone racconta come è avvenuta la trasformazione; sono partiti dall'eolico, prima 2 pale poi 4 in un luogo defilato nella valle, hanno aumentato il fotovoltaico per poi aggiungere anche una piccola centrale idroelettrica. Tutte le strutture comunali sono ormai alimentate esclusivamente con energie rinnovabili e ne avanzano pure di energia! E allora si vende e si guadagna. L'intuizione è stata del suo predecessore Maurizio Caranza che ha voluto dare una prospettiva a un territorio agonizzante e sempre più spopolato, ma il compito più difficile è stato quello di convincere i compaesani; ma Varese ce la fa ed è il primo Comune Ue a ottenere l'Iso 14001, il premio come migliore comunità rurale europea per avere attuato il progetto più completo e originale di sviluppo sostenibile.
info: http://www.comune.vareseligure.sp.it/

EDILIZIA SOSTENIBILE
Più attuale è invece il progetto "Laboratorio borgi sostenibili" in Toscana che vuole seguire l'esempio di Varese Ligure e dei borghi sostenibili in Piemonte. Le aziende e i progettisti della zona stanno partecipando alla realizzazione di un esperimento nei borghi di Impruneta, Bagno a Ripoli e Sovicille in Toscana al fine di arrivare ad una regolamentazione da proporre agli enti locali sui temi dell’abitare sano, della riqualificazione del territorio, della riconversione ecologica del settore costruzioni. E' un progetto che cerca di coniugare la tradizione dei borghi toscani e l’innovazione energetica con lo scopo di introdurre nella pratica quotidiana delle ristrutturazioni quattro aspetti fondamentali della sostenibilità in edilizia: il risparmio energetico, l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, l'aumento del comfort e della salubrità dell’abitare, il recupero e il mantenimento delle risorse essenziali del territorio.
In Europa infatti, contrariamente a quanto si pensi, i maggiori consumatori di energia e la maggior fonte di inquinamento da CO2 sono proprio gli edifici, responsabili per oltre il 40% del consumo energetico; più del settore dei trasporti, 32%, e dell’industria, 28% (Fonte: Action Plan for Energy Efficiency: Realizing the Potential, European Commission 19 ottobre 2006).
info: http://www.borghisostenibili.it/

Luci a LED!


LED
 LED è un acronimo per Light-Emitting Diode (diodo ad emissione di luce), è un semiconduttore che emette luce al passaggio della corrente elettrica attraverso una giunzione di silicio, assolutamente privo di filamento interno. La forza commerciale di questo dispositivo si basa sulla sua possibilità di ottenere elevata luminosità, quattro volte maggiore di quella delle lampade flourescenti e filamento di tugsteno, ed elevata efficienza ed affidabilità, la durata di un LED è di molti ordini di grandezza superiore a quella delle classiche sorgenti luminose, specie in condizioni di stress meccanici, nonchè un notevole risparmio energetico!

FARETTO A LED
I LED infatti sono l’ultima generazione delle fonti luminose a risparmio energetico con consumi elettrici ridotti del -70% rispetto alle vecchie lampadine ad incandescenza; infatti la lampada o faretto a LED consuma solo 3,4 watt a differenza dei 40 watt di una lampada ad incandescenza!
Le lampade a LED, i faretti a LED, le barre a LED sono sempre più facili da reperibili e con costi  man mano più accessibili. Poter decidere il colore della parete della propria abitazione seguendo i propri gusti, umori ed estro è uno degli aspetti che affascina di più di queste nuova tecnologia.

Quindi perché scegliere l’illuminazione a LED?
Durano di più nel tempo (anche una decina d'anni), non vi sono costi di manutenzione, il fascio luminoso emesso dai LED non emette calore (è possibile installare più lampade in più punti della casa riducendo quindi di molto i costi di condizionamento) e il notevole risparmio energetico.

Questo è un sistema alternativo che oggi più che mai, con la continua sensibilizzazione a riguardo del risparmio energetico, darà una svolta decisiva al futuro dell’illuminazione mondiale.